Ieri è stata una giornata storica per la città di Terracina, perché dopo dieci lunghi anni di lavori finanziati e condotti dalla Soprintendenza, il teatro romano è rientrato, seppur al momento a mezzo servizio, nella disponibilità della comunità terracinese.
Infatti, al di là delle locandine e degli inviti realizzati e promozionati, ieri non è stato ufficialmente inaugurato alcun teatro, tanto è vero che non c’è stato nessun taglio del canonico nastro tricolore.
C’è stata invece una manifestazione nazional popolare, con evidente passerella di soggetti politici appartenenti maggiormente alla parrocchietta del centro destra, e la notatissima assenza del ministro alla cultura Sangiuliano, dato per certissimo alla vigilia ma rimasto inesorabilmente incagliato nella fitta agenda istituzionale.
Dicevamo dei lavori al teatro non terminati, fatto evidenziato anche dal direttore generale delle soprintendenze Luigi La Rocca, il quale in un passaggio del suo intervento “annunciava l’intenzione di proseguire il sostegno da parte del Ministero per continuare i lavori che consentiranno l’intera fruizione del teatro”.
Ed è proprio in virtù anche di questa dichiarazione che non si è compresa l’opportunità di tale evento, che però è stato denso di parole come: straordinario, meraviglioso, magnifico, eccezionale, bellissimo.
In effetti gli intervenuti alla manifestazione hanno ricevuto notizie storiche “straordinarie”, come il ritrovamento nella cavea della testa di una statua, uno degli ultimi regali fatti dal teatro – sottolineava il soprintendente Di Mario:“Non un ritratto qualsiasi, ma quello di Giulio Cesare non idealizzato, esattamente come era, senza nascondere neppure i segni del tempo sul volto.
Un ritratto unico considerato anche l’eccellente stato di conservazione, che ha consentito di eseguire anche una ricostruzione fotografica di Giulio Cesare”.
Il ritratto ora si potrà visionare nel vicino Capitolium accanto a quelli di Livia e Gaio”.
L’evento terminava con il classico conto alla rovescia – tipo ultimi 10 secondi alla fine dell’anno – propedeutico all’ammaina striscione che frapponeva la visione del teatro ritrovato alla piazza del Foro Emiliano, oltre ad un concerto musicale con gli orchestrali assisi all’interno della cavea, con tanto di inno nazionale.
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