Io vi chiedo: ma non è un DOVERE dell’amministrazione mettere tutti i consiglieri comunali nelle condizioni adeguate fornendo tutti i materiali necessari per poter effettuare le giuste valutazioni e assumere le giuste decisioni? Voglio ripeterlo non è solo un DOVERE dell’amministrazione fornire, in qualunque modo e superando qualunque difficoltà, i consiglieri comunali della documentazione necessaria per assumere una valutazione, dovrebbe essere un INTERESSE PRIMARIO per l’amministrazione assicurarsi che ciascun consigliere comunale sia informato adeguatamente perché è su questo aspetto che si realizza la DEMOCRAZIA. Non è la prima volta che affrontiamo questo discorso e per questo lo VOGLIO sottolineare ancora una volta e con il massimo vigore: se il consigliere comunale non è messo in condizione di essere informato come un componente dell’Amministrazione c’è un grave indebolimento del processo democratico di cui non mi devo preoccupare solo io ma vi dovete preoccupare soprattutto voi che amministrate perché è vostra responsabilità avere capacità di governo democratico. Se questo non accade è mio dovere denunciare un comportamento dell’amministrazione antidemocratico. Voglio sperare che non accadrà ancora che non si istruiscono adeguatamente e nei tempi giusti gli argomenti che devono essere trattati dai consiglieri comunali con giustificazioni, poi, inaccettabili quali: non c’è tempo oppure quella che è andata di moda in questi giorni: i file sono troppo grossi, oppure sono troppo pesanti, etc., etc..
Veniamo quindi alla trattazione del punto all’odg:
Intanto devo notare che abbiamo, sostanzialmente, perso più di un anno di procedura amministrativa da quando fu approvata la mozione di rivisitazione del PUA adottato dal Commissario con il fine di valutare se sussistevano le condizioni per revocarlo; ricordo, poi, che quel documento adottato dal Commissario aveva già avuto una valutazione positiva da parte della Regione ed era stato sottoposto alla valutazione degli stakeholders che, nella maggioranza dei soggetti, si erano espresso positivamente (mi riferisco alle associazioni culturali e ambientali che parteciparono all’incontro con l’amministrazione) mentre la categoria degli operatori balneari si era opposta e aveva valutato negativamente l’Atto.
Dico questo perché, a mio avviso, un Piano del genere come questo del PUA ha la necessità di essere valutato ed eventualmente condiviso dagli stakeholders che sono le associazioni e tutti i portatori di interesse. Altrimenti come tutti i provvedimenti calati dall’alto senza alcun livello di partecipazione e di condivisione rischiano il triste fallimento.
E quindi, qualora si procederà all’adozione del nuovo PUA, è bene avere presente la necessità di presentare pubblicamente il documento e assicurare la facoltà di produrre le osservazioni dei portatori d’interesse.
Per quanto riguarda il documento proposto in adozione questo potrebbe essere proprio il caso per dire che “la montagna ha partorito il topolino” dato che la struttura portante del PUA che oggi si vuole adottare non presenta grandi differenziazioni con quello che invece si vuole revocare.
E non poteva che essere così dal momento che l’impiego e utilizzo dei Beni demaniali è soggetto ad un complesso di norme nazionali e regionali talmente specifiche che lasciano ben poco spazio alle scelte discrezionali delle autorità locali. Direi anche per fortuna che è così.
È stato detto che il PUA che si vuole revocare era debole sul piano degli indirizzi politici in quanto era stato redatto in un periodo in cui il Comune era guidato dal Commissario prefettizio che, come noto, è una figura tecnica dell’amministrazione che non è tenuto ad avere una visione Politica e, quindi, che c’era bisogno di uno Piano differente che fosse più rispondente alle esigenze politiche della nostra comunità.
A me preme di sottolineare che il PUA è uno strumento disposto dalla Legge che ha il fine primario di tutelare il Bene demaniale costiero. Proteggere e tutelare il Bene Ambientale in una situazione, quella attuale, in cui le cause del degrado dei nostri ecosistemi costieri sono il grande sviluppo urbano e il turismo balneare di massa, associati all’erosione del litorale. La mia impressione, leggendomi solo i documenti testuali, è che questo Piano, quello che si vuole adottare è un po’ più debole da un punto di vista ambientale di quello che si vuole revocare, mentre assume con pienezza, anche di linguaggio, le esigenze delle attività economiche. Si dice con chiarezza di linguaggio che il PUA persegue l’obiettivo di garantire agli operatori turistici l’ottimizzazione degli investimenti nelle strutture complementari dell’attività d’impresa! È anche detto che il PUA deve perseguire gli obiettivi di: garantire la conservazione e la tutela degli ecosistemi locali e costieri in armonia con lo sviluppo dele attività turistiche. E bisogna qui aver ben chiaro che la priorità è di garantire la tutela degli ecosistemi locali e costieri per poter avere uno sviluppo armonico delle attività turistiche! Forse sarebbe il caso di precisare l’ordine di priorità tra questi obiettivi che potrebbero non essere affatto convergenti. Cioè la compatibilità tra le attività turistiche e la tutela e la conservazione degli ecosistemi deve essere intesa con l’obiettivo primario di salvaguardare il litorale che per la sua peculiarità costituisce una risorsa ambientale indispensabile e strategica per lo sviluppo sostenibile. E quindi dovranno essere individuate le più corrette forme di accessibilità e di utilizzo delle aree nel rispetto delle caratteristiche ambientali e paesistiche specifiche, la promozione della fruibilità sociale, ambientale ed economica, cioè il rispetto dei tre capisaldi dello sviluppo sostenibile. Quindi l’obiettivo del PUA che è poi l’obiettivo della Legge è di tutelare, salvaguardare e difendere la risorsa demaniale che, in quanto tale, è un Bene comune, è un Patrimonio dell’intera collettività. Cioè qualunque cosa si deve fare deve essere compatibile con questa salvaguardia. E quindi i principi di partenza per l’elaborazione e la redazione del PUA sarebbero dovuti essere questi: prima di tutto la tutela e la salvaguardia del bene e poi vediamo cosa è che si può fare “compatibilmente”. A me è sembrato invece che si è fatto al contrario. Preso atto dei vincoli delle normative vediamo di fare tutto ciò che è possibile. Per esempio per ciò che riguarda gli stabilimenti balneari essi sono concepiti, dalle norme, per offrire servizi ai bagnanti funzionali alla balneazione che sono i servizi indispensabili quali i bagni e le docce, le cabine e i servizi di ristoro. Ora questo PUA parla di destagionalizzazione delle attività turistiche. A che cosa si fa riferimento e in che modo si intende destagionalizzare? Cioè noi siamo nelle condizioni, oggi, a Terracina di programmare una proposta turistica di mercato che riguarda il “MARE D’INVERNO”? È così? È a questo che si sta pensando? A portare a Terracina, per fare anche la talassoterapia d’inverno il mercato turistico interessato a godere del “MARE D’INVERNO”? Oppure si sta pensando alla destagionalizzazione come alla possibilità di continuare a fare le attività di servizio di ristorazione, di somministrazione di bevande e cibo, ed altro aumentando, così, il numero degli esercizi che offrono enogastronomia nel periodo in cui diminuisce la domanda perché in inverno la dimensione economica della città si riduce ai minimi termini. Con questa mia riflessione non voglio assolutamente dire che io sono contro la destagionalizzazione. Al contrario io sono per la destagionalizzazione non solo delle attività turistico-balneari ma dell’intero Sistema Economico della città. E ciò significa che dovremmo cambiare la strategia complessiva di sviluppo economico affiancando alla valorizzazione del mare, della spiaggia, della costa, la valorizzazione dei Beni culturali, la valorizzazione dei Beni ambientali e Paesaggistici, la valorizzazione delle produzioni tipiche locali. Insomma per farla breve dovremmo cambiare completamente il modello di sviluppo locale! Io dentro questo PUA non c’ho visto niente del genere! Certamente questo PUA è stato redatto in conformità con il PUAR (il Pua Regionale), così come d’altronde lo era anche il PUA adottato dal Commissario, e molti aspetti sono definiti in maniera tale che lasciano ben sperare, mi riferisco all’obbligo di pulizia delle spiagge, a carico dei concessionari, anche durante l’inverno e questo può essere utilmente propedeutico anche per una prospettiva di destagionalizzazione; io trovo molto apprezzabile che un tratto di litorale sia riservato ai portatori di disabilità e che, addirittura, le associazioni che si occupano della cura dei disabili potranno concorrere alla gestione diretta della spiaggia. Così come trovo apprezzabile che ci sia un obbligo per tutti i concessionari di assicurare la fruibilità dei propri servizi ai soggetti disabili. Finalmente questo tema, quello dei disabili, inizia ad avere la priorità che merita.
C’è poi l’aspetto, fondamentale a mio avviso, del raccordo tra il PUA con tutti gli strumenti di pianificazione territoriale perché il Demanio costiero non è un’isola, non è isolato, ma ha dietro di sé l’intera città! L’intera città che è organizzata dal punto di vista dei vincoli urbanistici, paesaggistici, che dovrebbe essere monitorata attraverso il Piano di Assetto Idrogeologico perché ci sono parti dell’arenile che sono soggette a frane, a inondazione, a erosione. Il PUA, che certamente non è uno strumento urbanistico, dovrebbe però necessariamente dialogare con il PTPR (Piano Territoriale Paesaggistico Regionale) e dovrebbe altrettanto necessariamente essere messo in massima coerenza e compatibilità con il PUMS, con il Piano della Mobilità Sostenibile. Come si va al mare? In che modo, con quali mezzi, dove poter parcheggiare?
Ma dal momento che tutto questo bisognerà farlo, cioè mettere in relazione tutti questi strumenti di pianificazione territoriale perché non pensare ora, e con coraggio, a prevedere un ulteriore progetto di pianificazione che potrebbe davvero dare un grande risultato anche in termini di valorizzazione dell’arenile da un punto di vista ambientale applicando pienamente i principi dello sviluppo sostenibile e i principi della conservazione della risorsa litorale.
Pedonalizzare tutto il Viale Circe con la mobilità attiva cioè la mobilità fatta attraverso il trasporto pubblico, la pista ciclabile e la mobilità pedonale, che è una previsione storica del PRG di Terracina. E spostare il traffico veicolare privato sull’Asse di Viale Europa, sempre nei 300 metri, così come era già previsto aumentando sia i parcheggi che il verde pubblico. Così sì che si potrebbe creare una eccellente relazione tra mare, ambiente e qualità della vita. E sarebbe anche un ottimo viatico per vedere riconfermata la Bandiera Blu, perché si riqualificherebbe il litorale e ci troveremmo ad avere uno dei migliori litorali provinciali se non addirittura regionali. Con un colpo solo abbatteremmo la concentrazione di CO2 ed eleveremmo la qualità dell’aria. E decongestionando il traffico pesante del lungomare si riqualificherebbe la fascia interna ma, soprattutto, si diminuirebbe la pressione antropica sulla battigia. Perché bisognerebbe scrivere a caratteri cubitali su qualunque Piano di Utilizzo degli Arenili, in Italia, che obiettivo primario per salvaguardare ancora per un po’ il litorale dalla minaccia dell’erosione è di diminuire la pressione antropica.
In conclusione la mia valutazione, che è inerente sia al metodo che al merito di questo documento, è decisamente negativa. È certamente negativa nel metodo perché non si possono costruire queste pianificazioni all’interno delle sole strutture tecniche, con tempi sempre di tipo emergenziali, con scarsa o nulla partecipazione e condivisione degli stakeholders, che non sono solamente le forze politiche che siedono in Consiglio comunale, ma sono i cittadini e le organizzazioni che li rappresentano con tutti i portatori di interesse. Ma è negativa anche nel merito perché mentre ci si preoccupa di ottimizzare gli investimenti degli operatori non si è manifestata nessuna preoccupazione sulle condizioni alquanto degradate del litorale costiero di Terracina e su questo aspetto, quello del recupero e del ripristino delle condizioni minime di qualità del litorale e dell’arenile non c’è traccia di alcuna strategia.