Come da programma si è svolta questa mattina la cerimonia d’intitolazione dell’ormai ex piazzale Lido al compianto Aldo Moro.
Una cerimonia partecipata da cittadini, ex amministratori comunali, Forze dell’Ordine e associazioni combattentistiche, che hanno sfidato la canicola pur di partecipare a un evento storico per la città di Terracina.
La cerimonia ha registrato gli interventi del Commissario straordinario Erminia Ocello, dell’assessore regionale Rita Visini e non per ultimo quello di Antonello Di Mario, il quale ha tratteggiato con particolari anche inediti la figura di Moro politico, statista, presidente della Democrazia cristiana e di uomo dedito agli affetti familiari.
Di seguito, riportiamo uno stralcio del contributo offerto alla manifestazione d’intitolazione del piazzale ad Aldo Moro da parte della Commissaria Erminia Ocello.
Questa mattina la comunità terracinese muove verso un importante evento: l’intitolazione di questo luogo all’On. Aldo Moro.
Non si può prescindere dal comprendere chi è stato Aldo Moro per la Nazione se non si torna indietro nel tempo, riposizionando l’orologio della storia alle ore 9,25 del 16 marzo del 1978.
Un’ora e una data scritta a caratteri cubitali nella storia recente d’Italia, che ci appare con un indelebile fermo immagine di un’auto crivellata di colpi e bloccata al centro di via Fani.
All’interno di questa i resti mortali degli uomini della scorta e Aldo Moro fatto prigioniero da un commando delle Brigate Rosse, che lo uccise senza pietas umana dopo 55 giorni di prigionia e un processo farsa.
Sono passati decenni da quel tragico evento durante i quali attraverso processi, confessioni, testimonianze ricostruzioni storiche, si è cerato però di definire i nomi dei mandanti e comprendere veramente le ragioni e gli obiettivi dell’azione criminale.
In ogni modo da quella vicenda umana, politica e familiare di chi insieme all’on. Moro perì sotto i colpi di mitra di un progetto rivoluzionario folle, rimane agli atti della storia una notevole pubblicistica, dove ognuno può formarsi un’opinione rispetto alla complessità che l’evento ha poi innestato inevitabilmente sulla vita politica e sociale d’Italia.
Un evento che rappresentò sicuramente il picco più alto e contemporaneamente il fallimento dei gruppi che facevano della lotta armata un ferreo credo per sovvertire le istituzioni repubblicane.
Oggi, a distanza di tanti anni da quel luttuoso evento, ci troviamo a rendere omaggio con l’intitolazione di questo spazio importante a un uomo, uno statista, un accorto politico, un cittadino onorario e benemerito di questa Città: Aldo Moro.
Ritengo che abbia fatto bene il Consiglio comunale di Terracina nel 1969 a deliberare la concessione della cittadinanza onoraria ad Aldo Moro e altrettanto bene ha fatto nei mesi scorsi la massima assise politica cittadina a proporre questo luogo, che è sempre stato di socializzazione per intere generazioni di terracinesi e villeggianti, alla memoria del Presidente della Democrazia cristiana.
Tanti che oggi sono convenuti per questa cerimonia sanno meglio di me qual è stato il rapporto di Aldo Moro con la città.
Nel buon ritiro terracinese Moro ritrovava le energie per continuare la sua battaglia politica, sempre sostenuta ad altissimi livelli di responsabilità.
Si vedeva passeggiare sul lungomare Circe fino al porto o fare lunghe camminate su per il centro storico alto da dove all’imbrunire osservava il rientro dei pescherecci dopo una dura giornata di lavoro.
Il sabato o la domenica non mancava con tutta la famiglia di partecipare alla Santa Messa presso la chiesa del Santissimo Salvatore.
Per la cronaca, l’ultima volta che Moro si recò nella casa dai “mattoni rossi” di Terracina, fu una decina di giorni prima del suo rapimento.
Poi il buio, ma anche l’accendersi di una nuova luce che illumina ancora oggi il suo ricordo e quello degli uomini che nell’ultimo frangente di vita non l’hanno lasciato solo.
Perché uno spazio importante di questa nuova agorà appartiene di diritto anche a: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi.
Gli uomini della sua ultima scorta terrena.