“Semel in anno licet insanire”, affermavano i latini.
E il carnevale risponde bene a questo incipit, perché questi giorni sono una grande kermesse popolare, dove le foto – ad esempio – testimoniano allegria, spensieratezza, i volti travisati e gli abiti multicolori e multiformi un eccesso possibile sono una volta l’anno, come affermavano i latini:“Semel in anno licet insanire” (una volta all’anno è lecito impazzire).
Con il massiccio avvento degli “smartphone”, poi, anche i meno dotati nell’arte fotografica possono riuscire bene e senza difficoltà nella missione.
Adesso il tema è: l’autore degli scatti che proponiamo cosa voleva rappresentare pubblicando foto e oscurando i volti – tutti o quasi – dei partecipanti ad un evento pubblico e popolare?
Se l’intento era quello di scattare foto per rappresentare il pienone della piazza, ben sapendo poi l’agire censorio, richiamando una possibile applicazione della “privacy” collettiva, forse è in palese errore.
Perchè “La pubblicazione dell’immagine altrui, e dunque anche di minori, è legittima, se le immagini ritraggono scene di manifestazioni pubbliche (o anche private ma di rilevanza sociale) o altre iniziative collettive non pregiudizievoli”.
Se abbiamo sbagliamo interpretazione siamo pronti a correggerci.
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