Dal 1 al 4 agosto sarà possibile visitare il teatro romano e il cd Capitolium di Terracina, che da importante colonia romana, conserva importanti reperti archeologici dell’epoca a cavallo tra la Repubblica e l’Impero. Bene. Andateci, è tutto gratuito.
Ma non possiamo accontentarci dei “Cantieri”. Definizione che ben si adatta a descrivere qualcosa di incompiuto. Noi non abbiamo quasi niente di incompiuto, se non la gestione. Il cantiere è solo amministrativo. Da decenni in panne c’è la governance, non altro.
In quanti hanno avuto la fortuna di vedere la “testa di Cesare” vegliardo, trovata in un Teatro che si sta rivelando essere opera cruciale per comprendere il ruolo di Terracina per la storia di Roma? È esposta (vietato fare foto, ma non a tutti) nel cosiddetto Capitolium, appena “consegnato” e riaperto, stando alle cronache. Ma invece chiuso tranne eccezioni. O gli altri bellissimi reperti che sta restituendo il “cantiere”?
Pochi, sempre pochi, rispetto alle migliaia di persone che stanno attraversando il centro storico in questi giorni e che si aggirano pronte a pagare per vivere la bellezza di questi luoghi, anche facendo foto, stories, video, di quello che c’è in questa città, per condividerle, e far uscire questo posto dall’oblio a cui lo stanno condannando.
E invece, tutto è chiuso e vietato, tutto è inaccessibile. Tutto è scientificamente non-valorizzato.
A noi cittadini non importa chi. A noi cittadini importa che ci sia un piano, per la gestione dei beni culturali. E che funzioni ogni ora di ogni giorno. E al momento, con tutta evidenza, non c’è.
Diego Roma
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