Per “dopolavoro” seguiamo i consigli comunali del Comune di Terracina.
In quello del 27 ottobre scorso, seppur in registrata, abbiamo ascoltato con attenzione il punto n.2 ovvero: la ”Mozione (presentata dalla maggioranza consiliare) ai sensi dell’art.18, comma 1 e 2, del Regolamento del Consiglio Comunale – annullamento d’ufficio ovvero in subordine revoca in autotutela dell’atto preadottato con Deliberazione Commissariale n. 34 del 09/12/2022 (PUA) – normativa di riferimento Legge 7 agosto 1990 n. 241 e ss.mm.ii. “Nuove norme sul procedimento amministrativo” con riferimento all’art. 21 quinquies e 21 nonies”.
Ancora una volta, dunque, la politica si interessa (a parole?) di una problematica strategica per la città, per gli operatori turistici coinvolti direttamente e di riflesso e per i cittadini indigeni e i turisti, che negli ultimi 30 anni hanno visto solo il depauperamento della “risorsa mare”.
Al di là della complessità della materia, che ricordiamo è di competenza ultima della Regione Lazio, i cittadini hanno potuto assistere ad una ennesima puntata di “chiacchiere”, finalizzate “all’annullamento” di un atto chiuso, rimandando la palla agli uffici comunali che lo hanno licenziato e di rimbalzo alla Regione Lazio che lo dovrà approvare.
E mentre tutto questo accade oggi, domenica 29 ottobre 2013, ci siamo fatti una passeggiata sulla battigia della spiaggia di Ponente e lo spettacolo è quello che testimoniamo in foto.
Un vero e proprio disastro ambientale di una gravità inaudita sotto il profilo ambientale, del corretto utilizzo e dell’immagine turistica.
Un’ex spiaggia dorata tumulata sotto tonnellate di breccia, che nessuno in questi ultimi 30 anni ha mai pensato di avviare ad un percorso di risarcimento.
E dal “Palazzo” si continuano a percepire striduli echi di incomprensibili chiacchiericci.
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