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Terracina: la storia, il mito … Caelia Macrina

scritto da Redazione
Terracina: la storia, il mito … Caelia Macrina

Durante l’impero, sotto i Cesari e gli Antonini, poteva accadere all’atto dell’acquisto di un candelabro d’oro, di ricevere in omaggio uno schiavo.

E’ quanto avvenne a Gegania, patrizia terracinese di una ricca famiglia di consoli e vestale romana, che si vide consegnare a pagamento dei 50.000 sesterzi, oltre che l’oggetto, lo schiavo cristiano Clesippo, con il quale condivise, divenuto egli liberto, gli immensi beni e la vita.

La magnifica tomba, i cui resti si trovano presso l’antica stazione “Ad Medias” (Mesa), li accoglie entrambi a testimonianza di un destino i cui confini si perdono nel favolistico.

Ma la figura femminile più significativa, più nobile della Terracina romana, colei che senza dubbio, con un gesto alto di generosità segnò il tempo suo e quello  a venire, fu Caelia Macrina, della gens Caelia, di cui anche Cicerone ebbe a dire a proposito di un suo componente: “nomine non obscurum”.

Colpita profondamente nell’affetto più caro: la morte ancora in tenera età del figlio Macer, decise di impiegare le sue forze e i suoi averi, per fondare un istituto che ospitasse 100 giovani orfani maschi fino all’età di anni 16 e 100 femmine fino all’età di 14 anni, che dovevano di volta in volta essere rimpiazzati a mantenimento costante del numero.

Lasciò in mani pubbliche un milione di sesterzi, la cui rendita doveva servire, per gli “alimenta” degli ospiti.

Lasciò oltre che l’edificio, all’incirca dietro il semicircolo moderno, un monumento che ricordasse con un’iscrizione incisa su di esso, l’atto e la motivazione.

Ma lasciò soprattutto con il suo testamento, l’esempio di una liberalità che contraddistinse le grandi famiglie terracinesi dell’epoca, che fecero per la città tanto quanto gli imperatori, e insieme il senso di una dignità civile.

Di una tensione morale che tanto più grande ci appare poiché essa viene da una donna.

Questo il breve ma intenso squarcio di vita che Caelia Macrina, donna dalle virtù, lascia a memoria sua, e che appieno ci restituisce la dimensione etica della persona di un’epoca storica dominata da potenti figure maschili.

A chiusura di questo scritto, ci preme osservare che né il tempo né gli uomini ha rispetto del dolore e della pietà di una madre, cancellando i segni di un avvenimento che pure ci apparteneva.

Lo facciano dunque le donne!

Salvino la memoria del fatto, fondando un’associazione intitolata a “Caelia Macrina” con lo scopo di diffondere nei giovani i valori di libertà, giustizia, uguaglianza, e forse oggi anche loro, sull’esempio antico, potranno lasciare un segno in questa città.

 

Nella foto, quello che rimane della tomba di Clesippo posta in località Mesa.

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