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Terracina: la storia, il mito … gli Antonelli

scritto da Redazione
Terracina: la storia, il mito … gli Antonelli

E’ probabile che il cardinale Giacomo, il rappresentante più “illustre” della famiglia Antonelli, avesse letto i Vangeli a rovescio, e particolarmente il brano relativo  all’incontro tra Cristo e il notabile ricco, che dice:”Vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi”.

Difatti egli, per tutto il corso della sua vita, fece il contrario. Il padre, Domenico Antonelli, nativo di Sonnino, non fu certo una figura limpida: fedele papalino riuscì a stento a salvarsi dall’accusa di brigantaggio.

Stabilitosi a Terracina, con il ritorno del governo pontificio, a premio della sua fedeltà, gli fu assegnato l’appalto della strada corriera delle Paludi Pontine e i lavori in esse.

Acquistò in seguito vari possedimenti tra cui vigne e case a Terracina e il lago di Paola, che amministrò col figlio Gregorio, a cui venne concessa, quale esponente di una delle famiglie più facoltose ed influenti, la carica suprema di gonfaloniere cittadino, e come tale accolse nel 1839 Papa Gregorio XVI in visita alla città.

Ma la fortuna già notevole degli Antonelli andò fuori misura allorché il cardinale Giacomo venne nominato Segretario di Stato da Pio IX. I mezzi che usò per ammassare l’immenso patrimonio furono tutt’altro che leciti.

Adoperò il denaro dello Stato e le somme ricevute dalle potenze straniere per accattivarsi il suo favore, per acquistare le enormi tenute nelle parti migliori della Palude, e tutta la striscia di terra e i fabbricati sulle sue sponde del canale di navigazione allora destinati a granai.

Succedeva poi che all’epoca del raccolto (atteso con ansia dai proprietari che a volte si coprivano di debiti per le esigenze della coltivazione) uscisse un’ordinanza governativa che chiudeva le frontiere dello Stato e dunque l’esportazione anche quando l’estero era Napoli o Livorno. I proprietari, costretti perciò a svendere, trovavano il conte Gregorio (fratello di Giacomo) che acquistava, e stranamente, quando i granai della famiglia erano pieni di tutto il raccolto, un’altra ordinanza riapriva le frontiere, in modo da poter consentire poi la vendita senza concorrenti, alle navi che convenivano nel porto di Terracina, persino dalla Francia.

Per quanto riguarda la figura spirituale di Giacomo Antonelli, essa era già fortemente oscurata in vita, tanto che Pio IX stesso ripeteva di sovente che Sonnino aveva allora due grandi briganti: l’Antonelli ed il Gasparone, ed egli non sapeva quale fosse il peggiore!

Il cardinale Giacomo non disse mai messa, e può certo essere considerato l’ultimo esempio di quei cardinali politici, al servizio del potere temporale della Chiesa, che di sacerdotale aveva solo l’abito.

Alla sua morte poi nel 1876, ogni dubbio venne fugato: lasciò l’ingentissimo patrimonio, non alla Chiesa, come Pio IX aveva sperato, per poter recuperare le accuse infamanti che “avversari e nemici” andavano sostenendo da tempo, ai suoi nipoti.

Per di più quello che non riuscì a fare la propaganda politica in vari decenni per l’Unità d’Italia a Terracina, fedele alla Chiesa per tradizione secolare, riuscì a farlo in pochi anni Giacomo Antonelli.

Proprio quei “signori” appartenenti alle famiglie i cui padri avevano dato dimostrazioni di fedeltà nel 1839, trainando la carrozza papale di Gregorio XVI, sostituendosi ai cavalli, divennero i maggiori fautori della fine del potere papalino, ed i tenaci assertori del Regno d’Italia.

Il 14 settembre 1870 le truppe italiane della brigata Angeletti entravano a porta Napoletana, che da allora si chiamò appunto “Porta XIV settembre”, ed il 20 settembre una giunta provvisoria proclamò l’annessione al Regno d’Italia, confermata nell’ottobre successivo con plebiscito unanime della città.

Gli Antonelli, che seguirono a queste vicende, non ebbero più nulla da dire né a Terracina né alla storia.

 

Venceslao

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