Della rivolta dei terracinesi contro la prepotenza e le angherie dei Frangipane, la famiglia che nel 1143 ebbe dal Pontefice Celestino II la concessione in feudo della città.
Nel 1202 i terracinesi, stanchi dell’arroganza, dei soprusi e delle violazioni agli accordi sottoscritti da parte dei Frangipane, si ribellarono riconquistando con la forza la Rocca Traversa, scacciando i Frangipane dalla città e privandoli dei vantaggi che gli erano stati concessi.
I destini di Terracina si sono sempre intrecciati con quelli del Castello, le cui pietre raccontano dell’antica Roma, di Papi e Castellani, d’intrichi e prepotenze, di bombarde e di corsari, di uomini santi e di briganti.
La Rocca fu edificata, o riedificata su un basamento in blocchi rettangolari d’epoca romana, la scelta del sito fu sicuramente indotta dalla condizione particolarmente favorevole di Terracina per l’avvistamento e la difesa.
Importanti documenti per la conoscenza del Castello sono forniti da Giuseppe Miselli, il quale nel 1691, compie nella Rocca un’accurata ispezione, nella sua relazione descrittiva, d’indubbio valore storico, tra l’altro vi si legge:
“ Questo Castello sta situato nel mezzo al Monte di Terracina superiore a tutta la città, e nel primo ingresso si è un cancello che introduce in un giardinetto, donde per una via stretta si gira una muraglia che porta ad un corridore, nell’estremità del quale, salendo una piccola scala s’entra nella Rocca per un cancello di ferro nella sala d’armi della soldatesca, quindi salendo un’altra scaletta si giunge in cima alla Rocca dove è il sito dell’artiglieria…”
Nel 1797 per decisione di Pio VI, la fortezza fu smantellata e disarmata. Una nuova fortezza fu invece armata nella parte bassa della città, dove per volere di Pio VI, si espande il nuovo assetto urbanistico.
La città alta rimane, tuttavia, nucleo centrale e vitale della popolazione terracinese, mentre il Castello è dismesso, disabitato, abbandonato.
Nel censimento comunale dei fabbricati del 1900, la Rocca Traversa è censita come Monastero in contrada Castello, civico n°20, gravato del canone di Lire 53,75, al Regio demanio dello Stato, con piani 6 e vani 22. Successivamente e fino agli anni 40 il Castello ospiterà la casa di riposo per gli anziani.
La seconda guerra mondiale infierisce anche sul Castello, che colpito seriamente durante un bombardamento, porta ancora visibili le ferite e la distruzione. La parte più antica, rimasta miracolosamente salva, ripulita poi dalle macerie, subisce ai nostri tempi un melanconico, lento e consapevole abbandono.
L’antica fortezza che ha vissuto la rivolta dei terracinesi contro la prepotenza e le angherie dei Frangipane, che ha visto castellani e armigeri in difesa della città, che è diventata anche monastero e casa di riposo d’anziani, rimane in disuso, un rudere sconosciuto e gravemente ammalorato.
Il Castello, pur se in posizione magnifica e dominante, nel pieno del centro urbano, a pochi passi dalla casa comunale, divide oggi la sua solitudine con i suoi amici: gli anziani dell’attuale casa di riposo, costruita nel dopoguerra, dove un tempo vi erano gli orti del Castello.
Dopo oltre cinquant’anni d’oblio e disinteresse della classe politica tutta, ma anche della stessa popolazione terracinese che sembrava aver dimenticato il Castello, nel 1996 un’iniziativa popolare, sostenuta da tutta la stampa locale, focalizza di nuovo l’attenzione sul Frangipane, questa volta si discute del sito in termini di recupero e utilizzo per finalità prettamente culturali.
La ditta che ha vinto l’appalto per il primo stralcio dei lavori ha iniziato da qualche tempo il consolidamento dei muri maestri. Quest’evento segna, dunque, una fase storica. Il Castello Frangipane o Rocca Traversa, “ingabbiato” dai tubolari, si appresta, a rinascere a nuova vita.
“La nostra città è lì nel Castello, non nei palazzi dell’offesa, del non senso urbano.
Qualcuno dovrebbe gridarlo.
La bellezza e la forza della storia, si uniscono al dolore e alla tristezza di un bene culturale in sfacelo negli anni, abbandonato, deriso, negato.
Com’è possibile che tutto ciò sia avvenuto, che nessuno mai abbia pensato che un castello esiste, e che in quel castello c’è una storia, e che bisogna aprirlo, chiamare gente a vederlo.
Com’è possibile che tutto ciò sia avvenuto.
In tutti questi anni siamo forse stati peggio anche di un barbaro?
Ed ora abbiamo la forza di riconoscere nel castello una forza immortale che sfida il disordine moderno.
Siamo capaci d’amare noi stessi, nel Castello?”