“I social media danno il diritto di parola a legioni di imbecilli, che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere, senza danneggiare la collettività. Venivano messi subito a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”. Parola della buonanima di Umberto Eco.
Incontestabile, credo.
E’ incontrovertibile, infatti, che su tali mezzi di comunicazione da qualche tempo appaiono legioni di prof della lingua del Sommo fiorentino (non è Renzi), in ogni post pubblicato si può intravedere le gesta di un accademico della “Crusca”, “pagliacci” che si battezzano scrittori e scrittori che si battezzano attori d’avanspettacolo, pensionati che non avendo più nulla da fare si offrono alla meraviglia intellettuale del popolo “fesbukiano”.
Tutti con una recondita pretesa: dimostrare che ci sono, che esistono, che non sono in putrefazione civile.
E via, all’attacco del malcapitato.
Basta un punto e virgola di troppo, un’interpretazione da licenza poetica, (pure segnalata a margine), una frescaccia per rimbambimento delle residue sinapsi, per far scattare la reprimenda.
Il pubblico ludibrio, il dagli all’ignorantone fetente da mettere al rogo su una pila di fumetti “Diabolik”.
Ecco, questo, forse per eccesso e per riderci sopra, è il panorama asfittico di chi siede con le terga sul virtuale trono di facebook.
Ed è in questo contesto, che possiamo definire di contraddizione, che le questioni serie che si tenta di porre alla discussione dei “naviganti” passano sotto silenzio.
Nessuno dei “sensibili alle foglie” le raccoglie e le discute, argomentando da cittadino di Terracina, volendo da prossimo suo rappresentante politico, oppure da semplice cultore della verità (seppur di parte).
Ed è sul finire di questo piccolo spaccato, scritto senza acrimonia, che offro all’attenzione dei cittadini terracinesi una piccola riflessione politica, con input giunto dall’Editoriale Oggi del direttore Panigutti, che dopo la liberazione dalla nefasta influenza del Ciarra è diventato un quotidiano veramente autorevole e democratico, a dispetto di altre fonti d’informazione.
L’articolo dal quale traggo le mie considerazioni è stato pubblicato domenica 6 marzo scorso e racconta dei possibili motivi che hanno portato alla caduta delle amministrazioni comunali di Latina e Terracina.
Si legge, tra l’altro, all’interno di questa corrispondenza: “… Di Giorgi non vuole grane, sente il fiato delle indagini sul collo.
Poi la grana migliore se la cerca da solo con la storia dell’attico comprato da Malvaso nel momento sbagliato, mentre era in corso l’iter per la variante Piave. Fa niente, si tira avanti a testa bassa.
Ma a maggio il sindaco e Maietta provano a dare il benservito a Forza Italia nel Cda di Acqualatina: hanno i numeri per farcela.
Ma peccano di ingenuità e sbagliano. La risposta di Fazzone e canonica: cade l’amministrazione di Terracina e subito dopo quella di Latina. E’ il naufragio di Fratelli d’Italia …”.
Questo per significare politicamente cosa, anche per Terracina?
Forse che l’amministrazione comunale non é caduta, come l’ex sindaco e gli autorevoli membri dei “fratelloni d’Italia” raccontano in giro.
Forse stati mandati a casa per aver adottato una strategia politica da prima repubblica, precipitati negli inferi anche per mano di 2 consiglieri comunali di maggioranza, questi ultimi trattati per mesi a pesci in faccia?
Interrogativi ai quali bisogna aggiungere un dato sostanziale: la conclamata incapacità dell’ex sindaco di governare il processo politico di aggregazione di una disomogenea maggioranza, che nel tempo è diventata senza prospettive per governare seriamente la città di Terracina.
Nell’attesa, infine, degli sviluppi di carattere giudiziario, avrei piacere che i sindacalisti della purezza della razza indigena, della lingua italiana e della politica locale confutassero, con serietà, questa riflessione.
Un caro saluto a tutti.
Gina Cetrone