Sono Sicuramente… “stagionato” ma non rimbambito, e non è la nostalgia a farmi parlare, e non voglio in alcun modo affermare che coloro che in passato hanno amministrato Terracina siano stati tutti delle anime pie, che i cialtroni sono sempre esistiti e sempre esisteranno, è una specie che non corre rischio di estinzione, ma in quanto a spessore politico non sussiste paragone con gli attuali tenutari del Palazzo.
Non esiste nemmeno paragone con i terracinesi di allora, che più o meno fino alla fine degli anni ottanta partecipavano attivamente alla vita della città, anzi la partecipazione era l’elemento fondativo delle politiche urbane, tanto che sindaci, assessori e consiglieri erano disponibili ad aprirsi alla partecipazione dei comitati e delle associazioni e ne registravano umori e richieste.
Oggi tutto è cambiato, i terracinesi sono cambiati, si è perduto completamente il senso di appartenenza a città e territorio, e non esistono più… “terracinesi”, ma solo una somma di individui che non si riconoscono comunità, che lasciano indifferenti che la città cada in un degrado difficilmente recuperabile.
È un processo degenerativo iniziato con Recchia, peggiorato con Nardi e che ha raggiunto l’apice con Procaccini: lo dimostra l’innegabile ed evidente sviluppo distonico della città, ed una situazione economica, ambientale e sociale disastrosa.
Quando la metà degli elettori non sente nemmeno più il bisogno di esercitare il diritto di esprimersi attraverso il voto, non si può più parlare di volontà popolare, ma di sopraffazione di una parte collusa su chi colluso non è, e questo spiega perché per la quarta volta ha vinto chi da 13 anni sta disastrando la città.
Si può dire che fino a quando esistevano le sezioni la vera politica la facevano i cittadini con le loro richieste, oggi la partecipazione praticamente non esiste, così che gli eletti lavorano più per garantirsi un riscontro alle elezioni successive, che a soddisfare le vere istanze della città, e Terracina, un tempo città del sole e dell’accoglienza, è oggi la città della movida del sabato sera, dove scientemente si limita la dimensione intelligibile alle sue parti più identitarie e storicamente consolidate.
Il consenso elettorale è quindi l’unico obiettivo che preoccupa nomi arcinoti, e che nonostante lo sfacelo economico ed ambientale di cui sono responsabili, rimangono sempre in sella, parolai che da 13 anni seducono un popolino schiavizzato per mantenere invariata la loro governance, azzerando la sana protesta dei pochi non in vendita, cosi che Terracina sconta una vergognosa stasi generata da una politica che può contare unicamente su complici.
Germano Bersani
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