Il secondo giorno della nostra avventura si prospetta pieno di interessanti eventi a cui partecipare. Ci aspettiamo una giornata ricca di attività coinvolgenti.
E subito si presenta l’occasione di una innovazione tecnologica adatta a tutti, specialmente agli amanti dell’ arte.
“Questa nuova App, dal nome AppTripper, si propone di unire il patrimonio artistico italiano alla passione degli utenti”.
Infatti, per mezzo di essa, si possono caricare delle foto e degli audio correlati ad emozioni che si ricollegano ad un cosiddetto ” punto di interesse”, come ad esempio opere d’arte, musei e tanto altro ancora.
L’idea di accorpare una cosa così tecnologica come un’ applicazione per smartphone ad un’ altra così eterna come l’arte, ci incuriosisce molto. Il numero degli utenti è veramente sbalorditivo, circa 30000 con un download attivo di più di 3000 contenuti multimediali. Un successo forse inaspettato per il signor Paolo Varsalona (nato a Napoli e cittadino terracinese) e Sebastiano Deva ideatori di questa piattaforma.
Snapchat, Instagram e Facebook diventano i genitori dell’App presentata nella seconda giornata del festival.
In tutto ciò, non manca l’opportuno spazio per i più piccoli: fra colori e allegria vengono anche loro coinvolti.
In un primo momento sono intrattenuti con il facepainting e il sale colorato.
Loro ci ricordano, mentre scorrazzano per la piazza, l’importanza di rimanere sempre un po’ piccoli dentro, in modo da mantenere la capacità di emozionarsi per le cose più piccole e semplici, che tende a volte a svanire crescendo.
In pochi attimi, un angolo di piazza Domitilla si trasforma in un piccolo teatro e l’attore, Marco Falovo, in un bambino che cresce, che prova emozioni e diventa poi adulto.
Ci trasporta in un fiabesco mondo della fantasia e delle emozioni, in cui anche una graziosa Biancaneve trova posto.
Ci viene presentata una valigia adagiata al suolo, dove sono metaforicamente racchiuse le emozioni, i ricordi, indispensabili per superare gli ostacoli della vita e cercare in questo modo di riempirla di felicità.
” Vi voglio bene” conclude l’attore con semplicità e spontaneità, perché è così che bisogna esprimere ciò che si prova, o almeno, questa è la nostra personale interpretazione.
Continuano tra balli, canti e marionette a farci sentire, ancora una volta, parte di qualcosa, a confermare le nostre aspettative sulla giornata.
Insomma, sono sempre loro, i bambini, a dare alle giornate una marcia in più.
E sembrano essere ancora loro, a collegare un nuovo interessantissimo ascolto.
Il professor Giuseppe Paesani, dice ” Non si può mentire ad un bambino ” e attraverso questa introduzione, inizia ad illustrarci con esempi chiari e parole accattivanti il funzionamento dei pensieri umani, che ovviamente, camminano di pari passo con le emozioni.
Le bugie sono l’argomento centrale della ” discussione”.
Con contenuti anche abbastanza recenti, diremmo quasi vivi, si ha la sensazione di vivere emozioni attraverso dei piccoli frame di filmati, in un excursus di sensibilità, in cui è quasi possibile percepire ciò che i protagonisti dei video sentono in quell’istante.
La cosa che più ci ha affascinati, è stata la scoperta di quanto disperatamente il nostro cervello abbia bisogno di etichettare tutto ciò che inizialmente non conosce, perché terrorizzato dall’ ignoto.
Questi meccanismi, di cui ignoravamo l’esistenza, hanno scaturito in noi delle domande. Alcune di esse, hanno trovato risposta nella breve intervista che abbiamo avuto occasione di porre a G. Paesani, ex professore universitario della materia “fondamenti anatomo/fisiologici dell’attività psichica”.
– Gli adolescenti, vivono in modo diverso le emozioni? Se sì quali?
– No – risponde – le emozioni sono uguali per tutti. Ma in determinate fasce di età – come quella che noi stessi stiamo vivendo – alcune sono esternate maggiormente, ad esempio l’ansia e la paura.
– Pensa che i soci al network influenzino il modo di provare emozioni?
– Assolutamente sì. Nel senso che ostacolano la realizzazione personale, creando un mondo virtuale, illusorio.
Questo incontro ci ha aperto gli occhi su molti aspetti nascosti della nostra psiche e del comportamento emotivo che essi generano.
Altro incontro veramente imperdibile, è senz’altro quello con la Prof.ssa Maria Rita Parsi. Citando Freud, apre un discorso oggi molto sensibile: le donne.
“La minigonna è stata importante, un simbolo che dice: io mi riprendo il mio corpo. Perché sì, il corpo di una donna può essere esposto senza che subisca violenze“.
Veniamo rapiti e travolti dal mare di parole della professoressa, una donna brillante e coinvolgente. Strappa infatti dei sorrisi fra il pubblico, sorrisi speranzosi tra le persone che sembrano dire ” Ha ragione.”
“Se le donne provano emozioni forti, le trasmettono agli uomini. Voi donne, siete responsabili, non potete privarvi di questo potere. Riprendetevi il vostro corpo. Esso non può essere soggetto di discriminazione. Il femminile è importante, in qualsiasi ambito, specialmente nel mondo della creatività” conclude.
Ci facciamo coraggio e ci avviciniamo per farle una domanda.
– Essendo prossimi all’età lavorativa, ci chiedevamo in che modo possono, le giovani donne, essere rispettate nel lavoro senza scadere negli atteggiamenti tipici maschili, mantenendo quel femminismo importante?
“Le donne hanno dei diritti, e possono nel mondo del lavoro portare creatività e innovazione, è una cosa che hanno per natura. Trovare degli uomini quindi ” alleati”, farsi forza insieme. Non farsi mai mancare di rispetto. Mi dispiace per chi ha fatto fortuna vendendo il proprio corpo. Le donne sono donne e devono capire, che non possono percorrere la strada più breve, ovvero fare ciò che gli uomini vogliono. Vendere il proprio corpo, fare carriera con esso, è un problema di autostima. Il coraggio è essere integre, fare alleanza con gli uomini civili e dire no alle violenze”.
Noi in quanto adulti del futuro, riteniamo fondamentale trattare questi argomenti e soprattutto prendere atto delle emozioni che essi suscitano, in modo da prendere una nostra personale posizione e diventare uomini e donne consapevoli.
A conclusione di questa giornata, ci riteniamo soddisfatti di ogni evento a cui abbiamo preso parte.
Gli studenti dell’Istituto Bianchini.