Scenario davvero apocalittico nella nostra città di Terracina, letteralmente devastata da venti di oltre 120-130 km/h, centinaia di alberi abbattuti, automobili schiacciate, tetti scoperchiati, parchi pubblici distrutti come l’Area Chezzi in pieno centro, il Parco della Rimembranza e il Parco del Montuno comunque gravemente danneggiati, case devastate, una vittima e decine di feriti. Ancora incerta la natura precisa del fenomeno meteorologico estremo, si parla di venti tempestosi della perturbazione, di tornado, di fenomeno temporalesco con forti venti discendenti di downburst, fatto si sta che in pochi minuti il fenomeno ha letteralmente sconvolto l’abitato di Terracina. Danni incalcolabili in tutta la città. La città ha reagito bene all’emergenza, è scattata subito l’operatività dei soccorsi con l’istituzione del Comitato Operativo Comunale, a cui si è affiancato, per la gravita’ del fenomeno, anche il Comitato Operativo Misto con la Prefettura di Latina, l’Agenzia Regionale per la Protezione Civile. Squadre di volontari e aziende al lavoro per rimuovere materiale, detriti e residui e gestione delle situazioni critiche, con grande ed encomiabile impegno anche notturno, ed è stato sicuramente necessario intervenire per riportare al più presto la normalità in Città ma è evidente che quanto accaduto per gravità e conseguenze andrà esaminato con cura. Non siamo infatti di fronte a una “normale” perturbazione autunnale. L’evento, per estensione, durata ed intensità è classificabile tra i più critici degli ultimi anni. Non a caso si parla oramai da qualche anno di uragani mediterranei (Medicane) assimilabili per intensità e devastazione agli uragani tropicali. Quanto tristemente accaduto a Terracina, ci ricorda ancora una volta come sia sempre più necessario affrontare la sfida dei cambiamenti climatici con interventi mirati, politiche di adattamento e attività di prevenzione e riduzione del rischio idrogeologico. Si tratta di azioni non più rinviabili ma soprattutto si deve arrivare al più presto all’approvazione di una strategia del Governo sull’adattamento al Clima e a nuove politiche per le città più a rischio chiarendo come si intende affrontare quest’emergenza, anche alla luce della recente chiusura della struttura di missione “Italia Sicura” presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ poi solo di pochi giorni fa la presentazione dell’allarmante Rapporto 2018 dell’IPCC- Intergovernmental Panel on Climate Change, l’agenzia delle Nazioni Unite preposta al monitoraggio del clima. Secondo quanto emerso dal Rapporto, il pianeta ha a disposizione solo 12 anni per correre ai ripari e mantenere il riscaldamento globale ad un massimo di 1,5 gradi: solo mezzo grado in più potrebbe provocare danni devastanti e aggravare il rischio di siccità, inondazioni, ondate di calore. Occorre “un’azione collettiva e senza precedenti in tutte le aree” per tagliare le emissioni di carbonio della metà entro il 2030 e del tutto entro il 2050, con cambiamenti radicali in settori chiave come “terra, energia, industria, costruzioni, trasporti e città“. ll Rapporto IPCC, sarà un importante contributo scientifico alla prossima Conferenza di Katowice in Polonia sui cambiamenti climatici a dicembre, quando i governi di tutto il mondo rivedranno l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Intanto i Cambiamenti Climatici provocati dalla presenza in eccesso di gas climalteranti in atmosfera non sono più un’ipotesi, ma sono decisamente in atto, le conseguenze imprevedibili, il rischio per l’uomo enorme. Fenomeni naturali violenti come quello che si è manifestato il pomeriggio del 29 Ottobre 2018 a Terracina, accadono e accadranno sempre più spesso con gravi conseguenze per un Paese che ha già oltre il 30% del suo territorio soggetto a rischio idrogeologico.
“Da dati dello studio Ecosistema urbano 2017 di Terracina, relativamente al tema del dissesto idrogeologico, il nostro territorio è già ad elevata pericolosità. Le aree a pericolosità da frane e idraulica sono pari a ben il 32,29% della superficie totale comunale mentre le aree ad elevata pericolosità da frane ed idraulica sono il 12,34% della superficie, con una popolazione a rischio di circa 4.000 persone, mentre l’erosione costiera impatta oltre la metà delle coste del Comune di Terracina (53,33%). Adesso a questo si aggiunge il rischio da eventi atmosferici come medicane, tornado e bombe d’acqua che diventa reale dopo il caso dello scorso anno che ha colpito la zona agricola di Borgo Hermada e dopo quanto successo ieri. Ma quali sono gli interventi che si possono fare per ridurre questo rischio? Sicuramente sarà necessario procedere ad un censimento e ad una valutazione dello stato delle strutture naturali ed artificiali più alte (alberi ad alto fusto, tetti, coperture, antenne, impianti). A questo dovrà seguire una serie di interventi di consolidamento per le strutture e di abbattimento per gli alberi malati o molto alti e pesanti ma con apparato radicale insufficiente per poter sostenere venti forti, sostituendoli con specie arboree più adatte al contesto urbano. Particolare cura andrà posta alle scuole ed agli edifici pubblici (tetti e coperture) vista la fragilità che questo patrimonio manifesta. Fondamentale in questo mutato contesto di rischio è l’attività di informazione e formazione della popolazione che, oltre ad essere informata sui rischi climatici e sul proprio impatto, dovrà essere istruita ad adottare comportamenti che ne tutelino l’incolumità in presenza di allerte meteo o situazioni potenzialmente pericolose, come pure fondamentale è la predisposizione tempestiva di ordinanze per la chiusura di scuole, uffici, per limitare gli spostamenti a piedi o in macchina e ridurre in generale i rischi di qualsiasi natura, in presenza di un’allerta meteo. Infine è più che mai urgente sia l’adozione del PAESC (Piano di Azione per L’Energia Sostenibile ed il Clima) nel quale ci si ponga degli obiettivi precisi e si definiscano le azioni necessarie per la riduzione e la mitigazione del rischio climatico ed idrogeologico che l’articolazione a livello locale del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC). Dobbiamo prendere decisioni subito, anche a livello locale, coordinati dalle strutture regionali e nazionali, in modo da affrontare i cambiamenti climatici tenendo conto del contesto locale e delle esigenze delle persone, ma occorre anche una seria politica di investimento nazionale che promuova il PNACC. I prossimi anni saranno probabilmente i più importanti della nostra storia cittadina se vogliamo invertire la rotta e attrezzarci contro questi fenomeni che purtroppo diventeranno sempre più frequenti ed intensi. Terracina dovrà diventare una Città resiliente ai cambiamenti climatici. Proprio per la nostra conoscenza del problema siamo stati protagonisti oggi di un servizio del TG1 per il settimanale di approfondimento TV7, accompagnando la troupe guidata dalla conosciuta giornalista Rai – Rosita Rosa, nelle diverse zone della Città e coinvolgendo i cittadini e le categorie economiche colpite dal disastro, servizio che andrà in onda, salvo riprogrammazione, venerdì 2 novembre su RAI1 dopo le 23. Noi del Circolo Legambiente siamo e saremo sempre disponibili sia dal punto di vista operativo che dal punto di vista tecnico e scientifico a dare una mano concreta per il bene di questa Città vieppiù in questo momento difficile, e ci occuperemo anche del ripristino dei danni rilevati al Parco del Montuno, smaltendo le alberature distrutte in collaborazione con le squadre comunali e con la ditta di manutenzione del Verde e ripiantumando nuovi alberi in occasione della prossima Festa dell’Albero a Novembre” Dichiara Gabriele Subiaco Vicepresidente e Responsabile Scientifico del Circolo.
Legambiente ha presentato a giugno scorso un Dossier “Sos acqua: nubifragi, siccità, ondate di calore. Le città alla sfida del clima”, realizzato in collaborazione con Unipol Gruppo, e riportati nella mappa del rischio climatico cittaclima.it https://cittaclima.it/mappa/ che ha come obiettivo quello di raccogliere e mappare le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici, in cui si afferma che sono le città l’ambito più a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici e che l’Italia è un Paese tra i più delicati dal punto di vista idrogeologico con 7.145 comuni italiani (l’88% del totale) che hanno almeno un’area classificata come ad elevato rischio idrogeologico, e con oltre 7,5 milioni gli italiani che vivono o lavorano in queste aree. Sono 61,5 i miliardi di euro spesi tra il 1944 ed il 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano. Secondo i dati di “Italia sicura”, l’Italia è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto: dal 1945 l’Italia paga in media circa 3.5 miliardi all’anno. “L’adattamento al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo. Il Paese ha bisogno di accelerare nelle politiche di mitigazione del clima e di riduzione del rischio sul territorio, ancora troppo frammentate. Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi: disponiamo di competenze e tecnologie per aiutare i territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le persone. Occorre dar avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento e di riduzione del rischio idrogeologico, a partire dai grandi centri urbani, attraverso nuove strategie, risorse economiche e un indirizzo forte a livello nazionale. Per questo è fondamentale programmare sin da ora interventi a lungo periodo, diffondendo anche una cultura di convivenza con il rischio che punti alla crescita della consapevolezza tra i cittadini dei fenomeni e delle loro conseguenze». Dichiara Giorgio Zampetti Direttore Generale di Legambiente