Fino al 4 settembre prossimo il sito internet del Comune di Terracina ospiterà una pubblicazione inviata dalla Regione Lazio, che nel designare i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), ha predisposto un documento di misure di conservazione dei SIC marini “Fondale tra Capo Circeo e Terracina” e “Terracina – Lago Lungo”.
Il documento, articolato e complesso, lo sintetizziamo nelle parti fondamentali iniziando dalla Direttiva 92/43/CEE, relativa proprio alla difesa degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche.
L’obiettivo generale del provvedimento regionale è dunque la protezione e gestione della biodiversità e laddove è necessario il ripristino degli equilibri che preservano il ruolo ecologico – funzionale complessivo del sito stesso nell’ambito della Rete Natura 2000.
Nei SIC “Fondale Capo Circeo e Terracina” e “Fondale Terracina e Lago Lungo” si è ravvisata la necessità di preservare meglio le praterie di Posidonia, i banchi di sabbia a debole copertura di acqua marina, le scogliere, le pressioni principali derivanti dalle attività antropiche di pesca professionale e sportiva e delle attività turistico – balneari che insistono all’interno di dette aree protette.
Tutte le pressioni-minacce agli ecosistemi sono poi riportate in dettagliate tabelle con i relativi “codici di habitat”.
Nel settore “risorse biologiche” si trova la pesca professionale passiva e a strascico, la raccolta per collezionismo (es. invertebrati marini).
Per quanto riguarda “l’intrusione umana” c’è riscontro della penetrazione/disturbo sotto la superficie del fondale (es. ancoraggio sulle scogliere, praterie di posidonia).
Anche l’inquinamento marino e delle acque salmastre trova adeguato spazio, con l’invasione di specie esotiche (animali e vegetali).
Tutte chiamate meritevoli di adeguate misure di conservazione per la tutela della biodiversità.
Per queste ragioni è vietato all’interno dei SIC l’esercizio della pesca con reti da traino, draghe, ciancioli, sciabiche da natante e da spiaggia, reti analoghe sulle praterie sottomarine, in particolare sulle praterie di posidonia o di altre fanerogame marine, il divieto di prelievo e movimentazione dei sedimenti presenti sui fondi dei Siti.
Un capitolo corposo è riservato agli interventi attivi e alle azioni da incentivare per conservare gli habitat SIC.
Questi passano dalla realizzazione di dissuasori e barriere antistrascico per la protezione delle praterie di posidonia, alla progettazione e realizzazione d’interventi per eliminare le fonti d’inquinamento e per contrastare i processi di alterazione del ciclo sedimentario costiero, alla promozione di attività di ricognizione e controllo degli scarichi puntiformi di concerto con gli enti competenti.
Infine, c’è il consiglio – richiesta affinché si possa intraprendere una corposa attività d’informazione rivolta a operatori del settore turistico – balneare, ai bagnanti, per meglio spiegare il ruolo ecologico delle fanerogame marine.