Passeggio nei luoghi importanti della Terracina turistica e mi rendo conto che di là della buona volontà e dei proclami ascoltati a profusione, la città sotto l’aspetto igienico sanitario e dell’assetto ottimale degli spazi pubblici e dell’arredo urbano è ai minimi termini.
Noto oltre al resto cestini ricolmi di rifiuti e con orari disciplinati da rigide tabelle contrattuali, vedo la città sul far della sera che si riempie di bidoni di mondezza.
A completamento della narrazione tralascio volutamente l’olezzo che questi contenitori multicolori emanano.
Mentre passeggio noto anche il risultato dei lavori effettuati in piazza Moro e l’effetto prodotto dall’occupazione degli spazi in uso alle attività commerciali, con i cittadini a contendersi pochi centimetri quadrati per la socializzazione.
L’odore del mare poi è un tutt’uno con gli effluvi del fritto prodotto dai locali, che si espande prepotente sotto le narici, fissandosi infine sull’epidermide.
Antepongo che tutto questo non accade per responsabilità degli amministratori di ieri e di oggi ma per mera colpa di un’entità astratta che non vede di buon occhio Terracina e i suoi abitanti.
Su questi ambiti di discussione ho sempre avuto idee per cercare, anche a costi contenuti, di limitare e risolvere quanto rinfaccia all’evidenza del cittadino.
Una Terracina più pulita e ordinata è possibile, un servizio di raccolta e smaltimento diverso da quello praticato, con più interventi nei maggiori luoghi aggregativi, oltre al lavaggio di strade e marciapiedi (che non si possono proprio vedere come sono insozzati) è realisticamente concepibile.
Organizzare una task force dedicata alla soluzione di queste difficoltà, soprattutto durante la stagione estiva, è ormai imprescindibile.
Così programmando la città anche i residenti potranno sedersi su una panchina non vandalizzata o deambulare nei parchi cittadini senza dover stare attenti ad ogni passo che si compie.
Per i portatori di handicap infine godersi la città con scivoli adeguati alla loro missione e marciapiedi che rispondono in pieno alla loro funzione, sarebbe oltremodo civile.
E poi con la videosorveglianza controllare il territorio comunale nei suoi punti più critici, punendo tutti quelli che commettono atti contro il decoro, la storia e la cultura della città, sarebbe la giusta quadratura del cerchio.
L’invito che formulo al governo cittadino è quello di passare dalle parole ai fatti, perché quello che ho raccontato si può fare: presto, bene e con pochi euro.
Gina Cetrone