Questa mattina, per lavoro, mi è toccata in fortunata sorte di coordinare le attività della cerimonia d’intitolazione del piazzale ex Lido al compianto Aldo Moro, ed ho pensato in cuor mio di potermi fregiare del titolo di piccolo testimone del tempo passato in un segmento della città (viale della Vittoria, viale Circe, piazzale Lido e la Pineta) più rappresentativo della mia ormai vetusta generazione.
Anche perché alcuni passaggi storici accaduti nel tempo in questi luoghi si sono stratificati in maniera chiara e indelebile nella mia memoria.
Ricordo bene lo stabilimento del Lido, la mia famiglia aveva sotto le sue sostruzioni la cabina numero 54.
Ricordo un arrivo di tappa del Giro d’Italia del 1969 terminato in tragedia con la morte del povero Manzi. Quel giorno ho visto in diretta e senza guardare la televisione, la tribuna che si piegava lentamente proprio mentre i ciclisti sfrecciavano sotto lo striscione dell’arrivo.
Ricordo la forza del mare che nei primi anni 70 distrusse il Lido e buona parte dei marciapiedi del lungomare Circe e le feroci battaglie politiche di chi voleva porre scogliere a mare e chi invece tifava per il ripascimento morbido della spiaggia.
Ricordo, un campetto spelacchiato e polveroso chiamato piazzale Lido dove giocavamo interminabili partite a pallone e nella bella stagione si fermavano le attrazioni dei Suffer.
Ricordo il chioschetto di don Carlo con il suo giro della morte, dove gli esperti del gioco tentavano di vincere l’agognata bicicletta.
Ricordo, bene, Aldo Moro e soprattutto il maresciallo Leonardi. Nelle molteplici volte che noi ragazzi lo invitavamo a fermarsi mentre passeggiava sul lungomare, obbligandolo quasi, a rispondere a domande spesso insulse.
Ricordo tanto altro e mentre rifletto, mi accorgo di aver percorso un importante tratto di strada della mia vita. Oggi, con enorme fortuna, ero lì per trasmettere alla mia memoria un altro momento straordinario: l’intitolazione di un pezzo di città ad un gigante della storia politica e culturale d’Italia: Aldo Moro.
Un atto dovuto da parte di una comunità che a quest’uomo e alla sua famiglia ha sempre voluto bene.
Anche nel dramma finale della sua esistenza terrena e oggi nel suo incancellabile ricordo che si materializza sotto forma di una nuova agorà cittadina.