Il Comitato cittadino sorto qualche anno fa in difesa dell’ospedale Fiorini di Terracina continua, in solitaria, la sua improba battaglia per il miglioramento dei servizi sanitari.
L’organizzazione del quotidiano in seno al nosocomio terracinese, invece, batte paurosamente il passo dell’inefficienza organizzativa, per tutti o quasi i livelli di proposta terapeutica, mentre la politica dopo le belle e corroboranti parole della campagna elettorale si è inabissata nel blu del fresco mare terracinese.
Nella qualità di cittadina – utente della sanità pubblica pontina offro, di seguito, la mia testimonianza dell’inefficienza ad accogliere i cittadini in stato di bisogno dei pronto soccorso provinciali.
Il soggetto bisognoso di cure ieri era mio figlio, che ho condotto al posto di primo intervento del Fiorini, dove ho trovato una fila dei cittadini in attesa di una visita che giungeva fino al piazzale dell’ex stazione ferroviaria, oggi pomposamente ribattezzato “Polo dei Trasporti”.
Tornata in auto, ho portato mio figlio al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti del capoluogo, dove la situazione era ancora più tragica di quella lasciata in riva al tirreno.
Non perdendomi d’animo ho tentato l’ultima carta: il pronto soccorso dell’Icot, sempre a Latina.
In quest’ospedale la fila era regolata dall’acquisizione di un biglietto dispensato da una macchinetta automatica: considerato il mio numero con l’ultima persona che avevo prima di me, me ne sono andata via sconsolata.
Bypassando la vicenda personale, in tempi non sospetti avevo effettuato interventi critici su quello che la “sinistra” politica aveva considerato un ottimo piano di razionalizzazione della sanità pubblica, a Terracina come in provincia di Latina.
Con un Dea di II livello a Latina (mai visto) e una serie di promesse a fare bene per gli ospedali di Terracina, Fondi, Gaeta e Formia (mai viste).
Ma nulla i cittadini utenti hanno ottenuto nel concreto in fatto di miglioramento dell’offerta sanitaria negli ultimi anni.
Oggi come ieri e sempre più vicini al baratro, mi ritrovo a criticare, consapevole di non smuovere dall’oblio chi ha la competenza a cambiare lo status, mentre continuano in ogni occasione utile (i competenti) a riempirci di retoriche frasi.
Tempo fa proponevo una sorta di “marcia su Roma” del popolo che ha veramente a cuore una sanità migliore, senza fare sconti a nessuno: siano essi di destra o sinistra, di sotto o di sopra. Politicamente parlando.
Rinnovo l’invito e rimango nell’attesa di organizzare una spedizione sotto le finestre romane che contano, a iniziare da quelle del presidente della Regione Lazio.
Gina Cetrone
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