Sulla mancata messa a gara delle concessioni l’Italia sta affrontando una seconda procedura di infrazione europea (dopo quella del 2016) e Bruxelles, il 16 novembre, ha dato due mesi al governo per adeguarsi alla direttiva Bolkestein del 2006, pena il deferimento alla Corte di giustizia Ue. L’esecutivo ha quindi 10 giorni per evitare lo scontro. Ma prima deve trovare un accordo tra chi, come Salvini, vorrebbe andare avanti con la proroga delle attuali concessioni (il ministro ha tentato di farla passare con una norma nell’ultimo consiglio dei ministri del 2023, ma è stato bloccato dal ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto) e la parte più moderata della coalizione che vuole l’accordo con Bruxelles. L’accordo, sul quale sembra puntare anche Palazzo Chigi, prevede che il governo, con un provvedimento di legge, metta finalmente a gara le concessioni, valorizzando però gli investimenti fatti dagli attuali concessionari, che avrebbero diritto anche a congrui indennizzi nel caso perdessero la gara. Per tentare l’intesa, nei prossimi giorni, dovrebbe tenersi un vertice tra maggioranza e governo ai massimi livelli. Intanto, la partita rischia di spostarsi nelle aule di tribunale. Sono infatti già diverse le sentenze dei Tar che hanno annullato le proroghe delle concessioni disposte nel 2023 dai comuni, perché in contrasto con le norme Ue. E altre ne arriveranno nel 2024.
Anna Giannetti
Legambiente Pisco Montano Terracina
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