lunedì 25 Novembre 2024,

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Terracina. Racconti:“Fontana capannara”

scritto da Redazione
Terracina. Racconti:“Fontana capannara”

La rubrica per la riscoperta del dialetto, ma soprattutto dei personaggi e delle storie della Terracina che fu, è disponibile a pubblicare anche scritti di ricordi – memorie del più recente passato che hanno però come punto centrale un luogo della nostra amata città.

Iniziamo questa settimana con uno scritto di Filomena Compagno, la quale ci racconta un frammento della sua memoria storica di ragazza vissuta in uno dei più popolosi e popolari quartieri di Terracina.

L’episodio s’intitola “La Fontana”: una sorta di monumento e luogo simbolo per generazioni di giovani e anziani del glorioso quartiere delle “Capanne”.

Grazie, Filomena.

 

 

“Fontana capannara”

di Filomena Compagno

Quando si pensa alla propria infanzia, si prova sempre molta nostalgia e un filo di emozione… e come per magia piccoli quadri di vita vissuta ritornano alla memoria, proiettandoci nel film della nostra vita.
La mia vita in fondo l’ho vissuta sempre nel mio quartiere, anche se spesso ho ceduto alla forza centrifuga che mi faceva venire una voglia irrefrenabile di scappare via… e, in effetti, viaggio molto, ma sempre sento in me la voglia di ritornare a casa.
Il mio quartiere ancora oggi si chiama “Le Capanne”… sì, ancora oggi che è passato un secolo da quando vi furono davvero costruite le capanne degli immigrati di una volta, che però non venivano da molto lontano, ma da molto vicino, per esempio dalla Ciociaria.
Ma già dopo qualche anno queste capanne si erano trasformate in graziosi palazzetti con gli affreschi delle loro facciate che ritraevano scene legate alla vendemmia della nostra celeberrima uva moscato.
Io ricordo quando ero bambina e con le donne del quartiere “s’incestrava” la pregiata uva che sarebbe poi salita sulla littorina per poter giungere in moltissimi posti d’Italia.
Era una gioia stare insieme ! Nelle narici ho ancora l’odore dei ‘pelatò’ o ‘plateau’ in francese, ossia delle cassettine che profumavano di legno nuovo, e sento ancora tra le mani il fruscio della carta velina colorata, che io ed altre bambine ritagliavamo e mettevamo nei ‘pelatò’ per renderne più accattivante la confezione.
Poi la sera ci si riuniva tutti a casa nostra perché eravamo tra i pochissimi nel quartiere ad avere la televisione… pensate anche venti persone in un’unica stanza per assistere al programma preferito, mentre oggi ognuno ha la propria TV, ma magari la guarda da solo.
E come dimenticare i ‘fucaracc’, ossia i falò di San Giuseppe, che si facevano anche con le cassettine ormai vecchie e che andavo a vedere con mia nonna la sera del 18 Marzo in una piccola piazzetta… e mentre guardavo le fiamme altissime di quel fuoco di fine inverno, i miei occhi brillavano per la meraviglia e la semplicità.
Ora nel mio quartiere tutto ciò non esiste più… agli immigrati di posti vicini si sono sostituiti quelli di luoghi lontani… perlopiù dell’India e del Bangladesh… alcune graziose casette esistono ancora, ma dell’uva moscato non è rimasta traccia nemmeno in alcuni affreschi, andati perduti per l’incuria o perché ricoperti da uno sbrigativo strato di tinta.
Davanti a quella piazzetta, dove mi emozionavo al colore e al calore del fuoco, ci sono dei “call center” e molte sono le macchine parcheggiate.
Ecco, una cosa è rimasta per sempre al suo posto… la Fontana!
Quante bevute d’estate e quante volte l’ho guardata quasi con reverenza e ammirazione per la sua forma snella ed elegante. Ecco, finché ci sarà lei, posso dire che il mio quartiere non sarà scomparso del tutto.
Pensate che nella mia via fino a poco tempo c’era ancora la prima casetta costruita al posto delle primitive capanne … era piccina… io la chiamavo la “Casetta dei Sette Nani”.

 

Di recente ho saputo che negli anni ’70 un politico illuminato di allora voleva farne il “Museo delle Capanne” e voleva trasformare tutto il quartiere in un nucleo storico-monumentale, ma la miopia degli altri politici ha impedito che ciò accadesse… gli abitanti del posto anche!!!
Ora la casetta non c’è più… dopo anni di abbandono vi hanno costruito una villetta moderna, che sarà sicuramente più confortevole, ma certamente meno poetica, ahimè!
Il mondo cambia… la vita anche… e bisogna sapersi adeguare ai cambiamenti, ma non nascondo che spesso provo molta nostalgia per un tempo che fu e che non tornerà mai più.

 

(Per gentile concessione della pagina facebook “Città di Terracina”)

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