Il mondo della sanità laziale ci ha abituato da ormai troppo tempo a sorprese che hanno dell’incredibile, spesso passate sotto silenzio perchè apparentemente rispondono a disagi considerati minimi da tutti, addetti compresi.
Accade quindi che in un ospedale importante come il “Fiorini” di Terracina, da oltre cinque mesi i pazienti del reparto di nefrologia non possano usufruire di un esame diagnostico che contempla l’ausilio di un macchinario chiamato BIA: strumento che permette ai medici di accertare la quantità di liquidi che il paziente trattiene perché la fase renale non funziona come dovrebbe.
Se la BIA può essere provvisoriamente rinviata per alcuni pazienti con malattia renale (e non è normale prassi medica), questa è invece indispensabile per i dializzati, perché il mancato accertamento diagnostico non permette ai medici di predisporre una corretta terapia a contrasto dell’abnorme quantità di liquidi che il soggetto potrebbe aver trattenuto.
C’è da riferire che i responsabili del reparto di nefrologia dell’ospedale “Fiorini” hanno fatto presente la cronica problematica, senza però che in questi mesi siano stati adottati provvedimenti finalizzati all’acquisto di un nuova apparecchiatura.
Ragione per la quale la situazione è rimasta invariabilmente critica per i numerosi pazienti in cura presso la struttura sanitaria pubblica terracinese.
E allora noi, dalla trincea del mondo civile scendiamo in campo con un crono – programma, che consiste nell’attendere ancora qualche giorno nella speranza di vedere risolta la vicenda, trascorso i quali ci mobiliteremo per avviare una raccolta di denaro tra i cittadini di buona volontà e acquistare l’indispensabile macchinario, precedentemente donato dall’associazione Anna Laura di Terracina.
Gina Cetrone
Coordinatore regionale Cambiamo! Con Toti