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Terracina. Se vuoi stare bene, non basta pensare bene, devi sentire bene!

scritto da Redazione
Terracina. Se vuoi stare bene, non basta pensare bene, devi sentire bene!

Il 30 Aprile, alle ore 17.00, presso l’oratorio di Sa Domenico Savio, iniziamo le attività del Festival delle Emozioni del 2022 presentando il libro “Prima le Emozioni” di Giuseppe Musilli, ideatore del festival, e offrendo al nostro pubblico una performance del Prof. Ettore Pasculli che ci racconterà e ci mostrerà le basi della nostra identità emotiva.

Il programma dell’evento è finalizzato all’approfondimento della parte di noi meno conosciuta o comunque meno consapevole che occupa un posto importante nella nostra vita. Quella parte che chiamiamo emotiva, che ci fa sentire a volte ansiosi, stressati o incerti sul da farsi. Insomma quella parte che ci fa star male quando stiamo male. Ma anche quella parte che, se resa consapevole e regolata, ci fa sentire appagati, contenti o fiduciosi.

Il libro di Musilli è una raccolta di articoli che sono stati scritti nel corso degli ultimi anni in merito agli obiettivi, alla missione, ai contenuti e al format del Festival delle emozioni.  Essi mirano a dare un significato a questa iniziativa che vada oltre l’intrattenimento e oltre l’approfondimento culturale. Vorrebbero mostrare e spiegare quello che abbiamo pensato debba essere il cuore del festival. Cioè un’iniziativa per guidare le persone verso un maggior benessere.

In due parole pensiamo che una parte importante del nostro “io”, una parte forse preponderante, sia composta da un’identità emotiva che funziona in maniera automatica, intuitiva e veloce. La modalità veloce costituisce un grande vantaggio per ciò che riguarda la sopravvivenza. Ed è per questo che tale modalità si basa sull’uso delle emozioni e dell’esperienza e noi l’abbiamo sviluppata nella nostra lunga storia evolutiva insieme anche con alcuni animali.

A questa modalità noi “sapiens” abbiamo aggiunto, ed è la nostra caratteristica e la nostra fortuna, una parte cognitiva, ragionata, deduttiva e induttiva che può essere resa verbalizzabile e che è più lenta, ma che riveste grande importanza per il nostro vivere in società.

Ma il punto focale di tutto il discorso è questo: è la parte emotiva e intuitiva che ci fa star bene o male; non la parte razionale. “Non è come pensi! È come senti!”. Questo famoso detto noi lo completiamo con: “Se vuoi stare bene, non basta pensare bene, devi sentire bene!”

Non vogliamo svalutare il pensiero logico, esplicito e sequenziabile. Cioè il pensare un concetto dietro l’altro, una parola dietro l’altra, riferendoci a cognizioni, a principi e a esperienze. Questa parte va implementata con la cultura e la socialità. Ma per star meglio è più necessario consapevolizzare e regolare l’altra parte, quella emotiva.

Questo è dunque il cuore e il significato del Festival come sono raccontati nel libro. E la performance di Pasculli affronta la stessa questione. Il nostro autore, medico, primario, psichiatra, saggista di profonda e classica cultura ci mostrerà come è composta appunto la nostra identità e come la parte emotiva sia così importante.

La tesi di Pasculli è semplice: scoprire come funziona il nostro “io” (Lui preferisce chiamarlo il “Se”), cioè come esso si è organizzato per affrontare la realtà, è un traguardo essenziale per essere più efficienti, più appagati e meno soggetti al male di vivere.

Ascoltiamolo: “La lettura della mente, la propria, è attivare la conoscenza su sé stessi. Comprendere com’è strutturata la propria mente. Questo non a caso o per capriccio. L’uomo/la donna, infatti, sono il millenario prodotto evolutivo fondato e teso, indelebilmente, alla conoscenza. Così come l’Ulisse dantesco ricorda alla sua “compagna picciola dalla qual non fui diserto”. La nostra mente, da leggere, l’abbiamo edificata usando l’emozionalità per costruire il Sé. Un concetto, ormai, consolidato. Eppur, ancora nel nostro vigente, si continua a non dare l’effettiva importanza ai sentimenti: “quali ispiratori, supervisori e mediatori dell’impresa culturale umana” (Damasio). Ossia si ha erroneamente una polarizzazione sui fattori cognitivo-razionali.”

E ancora: leggere la nostra mente serve “per comprendere come possiamo utilizzarla per una maggiore integrazione, soddisfazione e vantaggio individuale.”

Infine le note della chitarra del Prof. Andrea Ricci accompagneranno i nostri discorsi e le nostre ricerche.

Vi aspettiamo.

 

 

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