Passeggiare sul lungomare Circe, anche in una giornata non certo felice sotto l’aspetto meteorologico, come quella di Pasqua, è sempre un piacere.
Meno piacevole è guardare la spiaggia, che soprattutto dalla quinta traversa ad andare verso il “Grattacielo”, lascia a desiderare.
Dalla decantata finezza e dal colore dorato, la sabbia, dopo il ripascimento avvenuto nel 2006, è diventata un ricettacolo di sassi inguardabile.
Il ripascimento effettuato dalla Regione Lazio dell’allora presidente Marrazzo grida ancora oggi vendetta.
All’epoca dei fatti il sindaco Stefano Nardi tentò, a voce, di indignarsi per il nefasto sversamento dello scadente materiare utilizzato per il ripascimento – quasi il 70% costituito da pietre – che come conseguenza nel breve termine provocò il disastro ambientale che oggi (e si aggrava di anno in anno) è sotto gli occhi dei terracinesi e dei turisti, che sempre meno scelgono Terracina per le loro vacanze.
Eppure, tecnici illuminati avevano previsto che alla prima mareggiata importante il ciottolame avrebbe vinto sulle migliaia di metri cubi di sabbia depositati.
Tutti, all’epoca, avevano preferito il ripascimento (morbido) alla posa di scogliere in mare, ma evidentemente i cittadini non avevano fatto i conti con l’imperizia di chi doveva tirare fuori sabbia dal mare e sversarla a Terracina e invece è andato a “pescare” ciottoli nella cava sottomarina a largo di Torvaianica.
Per recuperare l’irrecuperabile negli ultimi 10 anni circa non ho avuto occasione di leggere sulla stampa alcuna iniziativa utile per il ritorno allo status quo, e neanche quella di trascinare i colpevoli della catastrofe nelle aule di giustizia, o chiesto i dovuti risarcimenti alla Regione Lazio, committente dei lavori di ripascimento.
E mentre tutto questo impegno è profuso, la fu spiaggia “dorata” di Terracina batte il passo, per dirla alla Pino Daniele: “nisciuno se ne importa”.
Eppure la qualità della sabbia è una questione di primo piano, al pari della qualità delle acque del mare e dei servizi che dovrebbero caratterizzare una città che vive anche di turismo, e che per la sua promozione il bilancio comunale non impegna neanche un centesimo.
Fino ad oggi si è perso troppo tempo e la politica deve volgere il suo sguardo anche alla soluzione del tema prospettato, perché se la spiaggia e il mare non sono all’altezza sarà difficile che la città possa svoltare sul fronte turistico.
Gina Cetrone
Già consigliere regionale del Lazio