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Terracina:”Il degrado dei quartieri non si combatte solo con le Forze dell’Ordine”

scritto da Redazione
Terracina:”Il degrado dei quartieri non si combatte solo con le Forze dell’Ordine”

Di seguito il mio intervento ieri in Consiglio Comunale sulla mozione dal titolo “Per una città sicura e accogliente”

Premesso che ritengo giusto incrementare i presidi di vigilanza con le Forze dell’ordine, la Polizia municipale, i Vigili di quartiere, anche avvalendosi delle nuove tecnologie di videosorveglianza, in alcune zone critiche della città, e fare azioni di controllo periodiche finalizzate alla sicurezza dei cittadini, soprattutto in presenza di manifestazioni di delinquenza e criminalità diffusa come spaccio, furti e risse.

Premesso che è importante presidiare le zone a rischio come deterrente, ritengo tuttavia che il degrado non si combatta solo con le Forze dell’ordine ed il controllo del territorio, e non possiamo accettare la comoda scorciatoia che elevare il livello di sicurezza e controllo potenziando l’azione delle Forze dell’ordine in certi quartieri, per quanto questa sia un’azione doverosa e necessaria, questa possa essere anche la risposta politica a questo problema, perché la politica è chiamata a fare altro, è chiamata a dare risposte e a trovare soluzioni, agendo con risorse e progetti concreti di integrazione e di inclusione per promuovere la coesione sociale, la civile convivenza e per migliorare la vita di tutti i cittadini (residenti e stranieri).

Ora, guardando i capitoli di spesa del Bilancio comunale, mi chiedo: cosa ha fatto e quanto ha speso, in questi anni, il Comune di Terracina per migliorare l’inclusione della vasta popolazione di cittadini stranieri che vive sul suo territorio? Ecco, guardando i capitoli di spesa del ns bilancio, ritengo di poter dire, che in questi anni, non solo abbiamo speso zero, ma non ci siamo mai posti neanche il problema. Eppure, gli stranieri residenti a Terracina al 1° gennaio 2023 (dati Istat) sono 4.535 e rappresentano il 10,1% della popolazione residente.

Basta girare per le strade di questa città, frequentare i suoi parchi, le scuole o entrare in un ospedale per capire quanto sia forte l’impatto sulla nostra città e di quanto sia necessario affrontare correttamente i problemi di inclusione ed integrazione che questa convivenza inevitabilmente genera.

Ecco, ad oggi non abbiamo neanche uno sportello dedicato all’immigrazione in questa città e nessuna o scarsissime forme di intermediazione culturale e linguistica nella erogazione dei servizi più importanti come quelli sociali e sanitari, o anche quelli comunali.

Purtroppo il degrado urbano non si combatte con la polizia ma innanzitutto con una riqualificazione urbanistica economica e sociale di certi quartieri e di certe aree periferiche degradate della nostra città come il quartiere delle Capanne ma anche la zona di via Angelo Sani, via Astolfi e via Giuliano dei Medici a Borgo Hermada, dove, famiglie di immigrati anche con bambini, vivono in abitazioni di pochi metri quadrati, spesso umide e malsane e con coperture di fortuna, con fili della corrente volanti e abbandono di calcinacci, elettrodomestici e rifiuti di ogni tipo lungo le strade.

Interventi di vera rigenerazione urbana, che non è mai approdata in questa città, che sono fondamentali per ricreare un tessuto economico e sociale sano, integrato e coeso come dimostrano tanti studi in materia, proprio per evitare che il degrado proliferi degenerando in delinquenza e criminalità diffusa.

Perchè come sanno bene i sociologi al degrado urbano si accompagna sempre il degrado nel rispetto delle regole e dei comportamenti alla base di una civile convivenza.

Allora è evidente che la risposta ai cittadini italiani che vivono in quei quartieri e in quelle aree e che giustamente pretendono sicurezza e decoro non è, e non può essere solo ed unicamente l’azione delle Forze dell’ordine o la videosorveglianza, magari all’indomani di una giustificata protesta da parte di quei residenti esasperati da anni.

Questo forse serve a rassicurare, ma non serve certo a risolvere radicalmente i problemi, e troppo spesso serve solo a continuare a non affrontarli i problemi o peggio a lavarsene le mani derubricando, per convenienza e semplicisticamente, la loro natura da “culturale-economico-sociale” quale è a meramente “criminale” e “securitaria”.

La risposta invece deve essere innanzitutto una risposta politica, ma, in questi anni, è colpevolmente mancata sia i termini di impegno progettuale che di spesa in questa città nonostante le dimensioni rilevanti del problema.

Perché spetta alla politica trovare soluzioni a problemi complessi come questo, senza accettare come normali certe “ghettizzazioni” e la creazione di certe “aree franche”, come è avvenuto in questi anni anche in questa città, aree in cui vigono regole altre ma spesso tollerate anche perché funzionali, ce lo dobbiamo dire con franchezza, ad un meccanismo economico perverso che crea solo clandestini senza diritti, preda dello sfruttamento lavorativo che avvantaggia un sistema economico fatto di lavoro nero, affitti in nero, caporalato, un sistema spesso molto più sensibile al fatturato che ai diritti, come abbiamo potuto tutti constatare a seguito delle tragiche vicende di queste settimane, con la nostra provincia che è balzata imperiosamente agli oneri della cronaca per l’atroce morte del giovane bracciante indiano Satnam Singh vittima della disumanità, del caporalato, del lavoro nero e dello sfruttamento ai limiti dello schiavismo.

Speriamo che la politica che è stata chiamata a governare questa città, ognuno con la propria responsabilità di governo e di opposizione, inizi a dare risposte concrete. Bisogna passare dall’indifferenza all’azione perché i problemi purtroppo non si risolvono non affrontandoli o evitando di parlarne.

Allora occorrono idee, progetti, azioni, tanto lavoro e tanto impegno. Questa è l’unica risposta che i cittadini si aspettano da chi li governa, non il vittimismo, la deresponsabilizzazione e l’inazione, e men che mai la facile strumentalizzazione a fini elettorali, se non anche la criminalizzazione di queste persone e di questi problemi a cui certa politica, in questi anni, sembra essere particolarmente incline, tranne poi essere paralizzata dall’impotenza quando viene chiamata ad amministrare e ad affrontarli nel concreto i problemi.

Per concludere mi auguro che certi ragionamenti che abbiamo iniziato a fare, tra forze di maggioranza e di opposizione, ad esempio sulla istituzione del Consiglio delle Etnie per migliorare l’integrazione e l’inclusione con le comunità straniere che vivono sul nostro territorio o sulla condivisione di un Piano di azioni ed impegni concreti per affrontare il tema del caporalato e dello sfruttamento sul lavoro, rappresentino davvero una stagione nuova nel modo in cui la politica di questa città si confronta con questi temi.

Gabriele Subiaco

Consigliere comunale Europa Verde

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