“Mi piacerebbe sapere chi è che frena alla Camera dei Deputati la riforma del reato di vilipendio del presidente della Repubblica, che tutti definiscono anacronistico ma nessuno cancella e che ancora oggi può sanzionare chiunque ne sia colpito con la reclusione fino a cinque anni. La Boldrini tace, la commissione giustizia pure, nonostante il Senato abbia almeno riformato l’art. 278 del codice penale che continua a restare in vigore se a Montecitorio non si muove un dito. Intanto, dopodomani comincia il mio processo d’appello. Nella maniera peggiore, visto anche il silenzio di un’opposizione che pensavo e speravo solidale. Ma nemmeno il comunicato di ieri ha smosso i capigruppo del cosiddetto centrodestra. E’ più facile solidarizzare con Francantonio Genovese e compagnia rubando. Mi alzerò in aula e chiederò alla Corte d’appello di non concedermi benefici se riterranno ingiustamente di condannarmi: Ho infatti chiesto ai miei legali di sostenere le ragioni dell’assoluzione. Altrimenti galera senza condizionale. Da Stato che mantiene nel suo codice penale la sanzione della reclusione per una parola per poi vergognarsi nell’applicarla non voglio benefici“. Lo scrive in una nota Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio “alla vigilia del processo d’appello per l’accusa di vilipendio al Capo della Stato, previsto per il 13 gennaio“.