“Ci sono delle criticità: non si registra un miglioramento rispetto alla riduzione dei parti cesarei e su questo prenderemo dei provvedimenti, perché è evidente che ci sono patologie che vanno colpite. Non aver migliorato le prestazioni sui parti cesarei e’ un dato importante, ma conosciamo i responsabili. I dati sono legati alla presenza di questi piccoli reparti di ostetricia sparsi per il Lazio, che sono una delle criticità dei sistemi sanitari e su questo lavoreremo. Questo sistema di valutazione è la punta di diamante del sistema regionale. I dati li useremo per capire dove intervenire per introdurre cambiamenti’. Lo ha detto il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, presentando i risultati del Programma Regionale di Valutazione degli Esiti (PReValE).
La proporzione di cesarei primari nel 2014 è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2013, con proporzioni di cesarei eseguiti in donne senza precedente parto cesareo pari al 30%, “ancora molto alta rispetto agli obiettivi posti – è stato spiegato – Anche la proporzione di cesarei primari varia considerevolmente tra le strutture analizzate; alcune strutture infatti rimangono ben al disotto del 25% pur avendo alti volumi di parti“. Nell’edizione 2015 del PReValE, inoltre, sono state introdotte le valutazioni dell’effettiva attivazione dei percorsi assistenziali mirati, recentemente considerati come obbligatori dalla Regione Lazio, alla gestione del paziente con patologia cronica (diabete, BPCO, post IMA e post ictus). Da queste prime analisi risultano grosse eterogeneità, tra ASL e tra distretti della stessa ASL. Un esempio è la prescrizione di antibiotici nei bambini, ad alto rischio di inappropriatezza e con un potenziale di futura antibiotico-resistenza. Si passa dal 50% di bambini tra 1 e 5 anni con almeno una prescrizione di antibiotici nell’anno successivo nella ASL Roma E all’80% della ASL di Frosinone. Esiste, inoltre, un problema di bassa aderenza alla terapia farmacologica per la prevenzione secondaria dell’infarto acuto del miocardio, anch’essa eterogenea per ASL, che espone a più alti rischi di mortalità e reinfarto, a sua volta molto eterogenea tra ASL.